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Nel 2030 dovrà cadere sulla Terra, la NASA sta già studiando un piano: la situazione

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Filly di Somma

L’anno non è poi così lontano e l’evento potrebbe davvero sconvolgere tutti. Cosa accadrà nel 2030 di così sconvolgente?

La stazione spaziale internazionale – nota anche come ISS –  è una stazione in orbita terrestre bassa. Il suo ruolo è proprio quello della ricerca scientifica. È gestita da ben cinque agenzie spaziali di differenti Paesi: La NASA (Stati Uniti); la RKA (Russia); la ESA e le varie agenzie a essa correlate (Europa); la JAXA (Giappone) e infine la CSA-ASC (Canada). La struttura della stazione spaziale è visibile dalla Terra anche a occhio nudo. Viaggia a una certa velocità e viene costantemente mantenuta in orbita. A partire dall’annp 2000 viene sempre abitata da degli astronauti, i cui membri variano tra i 2 e i 7 elementi.

Nel 2030 dovrà cadere sulla terra: ecco il piano della NASA – Mediaat.it

Il termine della sua operatività è stato fissato per il 2030 e nell’anno successivo sarà poi dismessa, proprio attraverso un rientro graduale nell’atmosfera. L’obiettivo della stazione è molto importante come quello di testare nuove tecnologie per l’esplorazione spaziale. Ma ha anche il ruolo di laboratorio di ricerca in un ambiente molto particolare dettato dalla microgravità. Gli astronauti a bordo conducono esperimenti di vario tipo dalla biologia, alla chimica, medicina, fisica, astronomia e meteorologia.

Il 2030: un anno importante per l’ ISS

Fra un decennio – oramai non troppo lontano – avverrà un momento molto importante per la stazione spaziale internazionale. Sarà oramai logora e non potrà più ospitare in tutta sicurezza – come ha fatto in questi anni – gli astronauti al suo interno. La struttura pesa notevolmente, ben 100 tonnellate. Proprio la NASA ha messo in evidenza quali sono i suoi piani circa la “dismissione” della stazione spaziale internazionale, la quale avverrà proprio nell’anno tanto atteso del 2030. Ci sono state delle proposte in merito alla creazione di un nuovo veicolo spaziale il quale dovrà guidare la stazione proprio verso il suo disintegrarsi nell’atmosfera terrestre.

Cosa accadrà nell’anno 2030 – Mediaat.it

La soluzione di spingere la stazione spaziale internazionale verso un orbita più elevata è un qualcosa che non può funzionare ed è stata esclusa come opzione. Ci vorrebbe troppo sforzo ed energia e questo causerebbe una frammentazione della stazione. Ecco che invece è stata elaborata una soluzione più attendibile ossia quella di fare scendere gradualmente e in modo controllato la ISS nell’atmosfera. A questo punto che cosa accadrà?

Un veicolo di “deorbitazione” per lo smaltimento dell’ ISS

Nel momento in cui ci sarà la discesa della stazione spaziale internazionale nell’atmosfera si verificherà un incendio e i detriti cadranno in una zona disabitata dell’Oceania. Inizialmente il progetto questo prevedeva l’utilizzo di navi cargo russe – guidate da robot – in modo da spingere la stazione proprio nell’orbita. Secondo la NASA questa possibilità non sarebbe stata utile ed efficace come si pensava. A questo punto la NASA ha lanciato una proposta molto interessante ossia un “Veicolo di Deorbitazione degli Stati Uniti” – con la sigla USDV – il quale verrà impiegato nella fase finale della “deorbitazione” della stazione spaziale, ossia quando si verificherà la discesa naturale della ISS in seguito al decadimento dell’orbita.

Un veicolo di “deorbitazione” per smaltire la Stazione Spaziale Internazionale – Mediaat.it

La proposta della NASA alle società statunitensi è quella di sviluppare questa sorta di veicolo. Per la realizzazione dello stesso si può fare affidamento sia a progetti già esistenti oppure creare un progetto completamente nuovo. Anche le aziende concorrenti sono state invitate a partecipare a un accordo il quale si occuperà di design, sviluppo, test e infine la costruzione e la messa in servizio del veicolo di deorbitazione. L’intento della NASA è proprio quello di smaltire la stazione spaziale internazionale in modo del tutto controllato. Si vogliono evitare pericoli all’ambiente spaziale ma soprattutto al nostro Pianeta.

Filly di Somma

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