Le auto di nuova generazione sono in grado di spiare la nostra vita privata e vendono i dati raccolti: una prospettiva inquietante.
Per milioni e milioni di automobilisti in tutto il mondo l’automobile è un’estensione della propria casa. Anzi, quando si vive con altre persone, si ha addirittura la percezione che la nostra privacy all’interno della nostra automobile sia maggiore e ci sentiamo liberi di dire e fare quello che vogliamo.
La sensazione di essere completamente soli e quindi completamente liberi, quando si guida la propria auto senza altri passeggeri, si sta trasformando ormai in un’illusione. Se un tempo la nostra privacy mentre eravamo alla guida era pressoché totale, con i recenti sviluppi della tecnologia di bordo, oggi le auto sono in grado di spiare la vita dei loro conducenti.
A rivelare questa preoccupante verità è stato uno studio della Mozilla Foundation, che ha deciso di esaminare non i singoli modelli di auto ma l’approccio generale delle maggiori aziende automobilistiche del mondo alla privacy dei loro clienti.
Purtroppo questo studio ha scoperchiato il classico vado di Pandora, evidenziando come le auto di ultima generazione siano ormai in grado di acquisire dati molto privati e spesso molto sensibili sulla nostra vita privata.
Le auto più moderne attualmente in circolazione sono dotate di sensori estremamente sensibili ma anche di telecamere in grado di riprendere sia l’esterno della vettura (per rendere più semplici le manovre) sia l’interno dell’abitacolo.
Inoltre, le auto sono ormai dotate di microfoni in grado di captare i comandi vocali dei passeggeri e trasmetterli al software presente sulla vettura. Infine molte auto sono dotate di sensori in grado di rilevare il peso sui sedili della vettura, così da far partire un avviso acustico nel momento in cui venga rilevato del peso su un sedile ma non sia stata allacciata la cintura corrispondente.
A quanto pare, secondo lo studio condotto da Mozilla Foundation, tutti questi strumenti vengono utilizzati dalle case automobilistiche per spiare i loro clienti. Le aziende più spregiudicate in tal senso sarebbero Nissan, Volkswagen e Tesla di Elon Musk.
Pare infatti che tali case automobilistiche fingano di garantire la privacy dei loro clienti utilizzando una strategia chiamata privacy washing: le clausole relative alla privacy presenti nei contratti di vendita sono formulate in modo da ingannare il cliente, che quindi cede i diritti di condividere i suoi dati personali.
Tra questi dati ci sarebbero l’etnia e quindi la regolarità dello stato di immigrazione di un soggetto, le sue abitudini di guida, la sua intelligenza, l’abitudine di fare sesso in auto (i sensori dei sedili captano tutto) e i percorsi che compie abitualmente con la sua auto.
Dopo aver raccolto questi dati le case produttrici di automobili condividono i dati con aziende tecnologiche, governi, concessionari, intermediari di dati e addirittura conducenti e proprietari di altri veicoli.
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